L’Italia è la regina europea del mercato del gioco d’azzardo. L’evento, nell’aria già da diverso tempo, si è concretizzato verso la fine del 2015. Nonostante la presenza limitata di casinò, soltanto quattro terrestri. Un fattore fondamentale del successo è quindi l’online, la cui regolamentazione risale al 2011. In pochi anni però internet è diventato un elemento intoccabile per gli scommettitori, che diventato sempre più utenti della rete che clienti delle ricevitorie. Se non entrambi. Con conseguenze non sempre positive.
Il mercato complessivo del gioco d’azzardo ha raggiunto 95 miliardi di euro per fine 2016, quasi 7 in più rispetto all’anno precedente. Di queste cifre l’online costituisce una fetta sempre più importante, soprattutto nei settori delle scommesse sportive e nei casinò game. Nelle prime l’Italia ha superato anche la Gran Bretagna, sfruttando la combinazione schedine e online. Per giochi come slot machine e videolottery l’Erario incassa più di 3 miliardi di euro all’anno, di cui buona parte derivano da internet.
La regolamentazione tramite AAMS permette un controllo dei siti e dei giocatori, con un trasferimento di denaro entro i termini legislativi. Non è ancora stato studiato però un sistema per controllare la quantità delle giocate. Si calcola che in Italia i giocatori a rischio ludopatia sono il 20%, circa 800.000 dei 16 milioni di scommettitori. Troppi per non considerarlo un campanello d’allarme, anche perché la metà degli studenti delle superiori (dai 14 ai 19 anni) ha dichiarato di aver scommesso almeno una volta nel 2016.
In questo contesto la Sicilia presenta percentuali piuttosto preoccupanti. Si calcola che circa il 53% degli abitanti si dedica al gioco d’azzardo, ben sopra alla media nazionale: soltanto Campania e Calabria presentano una percentuale maggiore. L’esempio maggiore della situazione di difficoltà dei cittadini è Palermo, dove in pochi anni il numero di casi di dipendenza è aumentato in modo esponenziale. Si parla di 8 segnalazioni del 2006 contro le circa 800 del 2014, l’ultimo anno di cui sono stati resi disponibili i numeri. Un fatto che non si può spiegare soltanto con una maggiore consapevolezza del problema, che in fondo una decina di anni fa non era molto considerato. O almeno, a livello sociale, non aveva un impatto così forte sui cittadini.
La Regione non sembra intenzionata a rimanere insensibile alla situazione. La prima mossa è stata riconoscere l’Azienda sanitaria provinciale di Trapani come Centro regionale di riferimento per le dipendenze patologiche. L’idea è dare un segnale a tutti i casi problematici, indicando un centro a cui è possibile rivolgersi in caso di riconoscimento del problema. L’attenzione verrà poi posta su una legge regionale contro il gioco d’azzardo patologico, di cui si discute ormai da mesi senza però trovare un accordo. Il termine previsto per l’attuazione era febbraio, ma gli interessi in ballo sono troppo discordanti per un’intesa nel prossimo periodo. Le misure che verranno adottate saranno probabilmente l’introduzione di un distanziometro per allontanare di mezzo chilometro i mini-casinò dai luoghi sensibili e l’istituzione di un fondo per aiutare le strutture di soccorso per i giocatori patologici. Tornare alla situazione di una decina di anni fa pare impossibile, ma stoppare la crescita della ludopatia è alla portata della Regione.