Banda larga, a che punto è il piano italiano? -
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Banda larga, a che punto è il piano italiano?

Banda larga, a che punto è il piano italiano?

Se n’è accorto anche l’Espresso: l’importante magazine italiano ha dedicato un lungo approfondimento al piano banda larga, annunciato dall’allora premier Matteo Renzi nell’aprile del 2016 e destinato a portare l’Italia nell’epoca del digitale veloce. Diciotto mesi dopo, però, quelle premesse (e promesse) sembrano essere svanite, o almeno hanno rallentato.

Il progetto Open Fiber. Come si ricorderà, il fulcro di tutto il progetto era l’Enel: la società controllata statale ex monopolista dell’energia elettrica, infatti, era diventata proprietaria del 50 per cento di quote di Open Fiber (l’altra metà appartiene a un’altra società pubblica, la Cassa depositi e prestiti), a cui toccava il compito concreto di posare la fibra ottica sull’intero territorio nazionale, anche nei Comuni più piccoli. Il primo passo era stato l’acquisizione di Metroweb, la più grande rete in fibra già esistente in Italia per la trasmissione di grandi quantitativi di dati, a cui ha fatto seguito la “vittoria” di vari (e sostanziosi) bandi pubblici per portare la connessione anche nelle cosiddette aree grigie o bianche, ovvero quelle in cui gli operatori privati non avrebbero interesse a investire risorse proprie per carenza di “guadagni”.

I dubbi de l’Espresso. Tutto perfetto, nelle intenzioni: in realtà, però, come rivelato appunto anche dall’articolo dell’Espresso, Open Fiber sarebbe in fase critica, anche perché necessita di ulteriori finanziamenti per completare i lavori promessi; per la precisione, servirebbero circa 4 miliardi di euro, ma al momento non ci sono privati all’orizzonte interessati a subentrare in questo progetto. Nel frattempo, poi, alle questioni generali si sono aggiunte anche le battaglie “burocratiche”, come quelle con la Tim, che non ha mai nascosto i dubbi sul progetto Open Fiber e che spesso ha provato a contrastare anche i bandi pubblici emessi.

Tutto rallentato. Insomma, questo è (in estrema sintesi) lo scenario entro cui si inserisce la speranza di riuscire a rendere le connessioni italiane più veloci: il piano Open Fiber prevede la cablatura di tutto il territorio con potenza di 1 Giga, ma a vedere gli aggiornamenti della mappa interattiva realizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico si scopre che la realtà concreta è ben diversa, e che in molti casi a spingere le connessioni sono proprio gli operatori privati.

La situazione della connessione ad oggi. Il “Piano strategico Banda Ultra larga” oggi raggiunge il 40 per cento delle unità abitative d’Italia, ovvero circa 37 mila edifici sui 94.645 stimati dal Mise: in queste strutture è garantita una cablatura almeno a 30 Mega per secondo, mentre il dato sull’Internet a 100 Mega è molto inferiore, toccando appena l’11 per cento. L’allarme nasce nel confrontare le performance attuali con quelle di due anni fa: nel 2015, infatti, Internet a 100 Mbps era già diffuso nel 10,1 per cento del territorio, mentre le connessioni a 30 Mega raggiungevano il 26,4 per cento delle case. Dunque il ritmo si è praticamente stoppato.

Target lontani. Al momento sembra difficile ipotizzare il cambio di passo necessario a raggiungere gli alti obiettivi prefissati dal Piano: entro il prossimo anno, la cablatura da 30 Mega dovrebbe arrivare nel 71,2 degli edifici d’Italia, mentre la linea più veloce praticamente raddoppiare a 23,2 per cento. Ancor più arduo sembra poi il target al 2020, termine del progetto: diffusione completa al 100 per cento per la linea veloce, livello medio del 35 per cento per quella ultra larga.

In attesa della fibra. È evidente che c’è bisogno di un cambio di passo, soprattutto in alcune aree: negli ultimi anni, nelle regioni del Centro e del Nord Italia si è fatta strada la proposta “alternativa” alla fibra di Eolo, che con i suoi servizi wireless ha già conquistato oltre 220 mila clienti, con una copertura Adsl che dovrebbe essere estesa anche alle altre zone del Paese, velocizzando le procedure rispetto ai tempi dei lavori necessari per la fibra.

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