Un borgo che, per le sue peculiarità naturalistiche e paesaggistiche, si presta non solo a forme di sviluppo sostenibile ma anche a declinazioni artistiche le quali, intrecciate al contesto agreste, danno vita a esempi di complementarità e di integrazione armonica.
L’atmosfera notturna dello scorso fine settimana a Puntalazzo si è sostanziata in scenari tanto suggestivi quanto intrisi di un’arte impregnata anche di misticismo. E’ stato questo l’effetto della mostra intitolata “Hyle” (“materia”), allestita lungo la via del Signore della frazione mascalese di Puntalazzo dall’artista e restauratore Raimondo Ferlito.
Su input del collettivo “ViadelSignore”, il predetto artista, mediante le sue realizzazioni, ha plasmato immagini tese a indurre lo spettatore o visitatore, ad andare alla scoperta di realtà sepolte o delle quali non si aveva consapevolezza. Alone di mistero sul quale l’uomo istintivamente getta luce e implicite rievocazioni di “fragranze” d’antico, sono stati il comune denominatore delle opera illustrate.
La ricerca del dettaglio su una superficie omogeneamente monocorde, spesso è un’attività di pertinenza dei soggetti che desiderano andare in profondità per comprendere meglio se stessi e il senso della loro missione nel microcosmo in cui si muovono. Se i volti raffigurati su una parete esterna in pietrame di un casolare della Via del Signore erano così integrati nella superficie da rimandare alle figure antropomorfe dei giganti dell’argimusco situate a pochi chilometri da Montalbano Elicona, la foglia che emergeva da uno strato di pigmento bianco incastonato in una parete interna di un abitato rurale, assumeva quasi i connotati di un’immagine dimenticata e sepolta dall’incedere inesorabile del tempo.
Tuttavia, nemmeno i volti in calce e fatti di argilla, intonaci, sabbia vulcanica, sabbia di fiume o polvere di marmo, si sottraevano alla predetta disamina. Le facce sembravano quasi ombre del passato che riemergevano, ricordando che l’arte e l’introspezione possono gettare un ponte tra il tempo che fu e ciò che siamo destinati a diventare.
Ecco perchè la mostra, imperniata su un minimalismo formale e su come la materia grezza possa estrinsecare infiorescenze di sacro e di intimo, diventava un viaggio paragonabile, in ordine a quanto evidenziato da Sebastiano Pennisi in una sua recensione sulla mostra, a quello di Ulisse. L’eroe omerico, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti, è il paradigma dell’uomo che comprende che l’essere deve sempre estrinsecare una tensione al “divenire” per cogliere il senso dell’eternità.
E tale eternità, può essere contemplata solo se si volge lo sguardo verso nuove mete, le quali però non denudano del tutto la loro essenza, poichè la verità integrale sottrae stimoli al desiderio dell’uomo di espandere all’infinito i confini del proprio intimo e dunque del proprio sapere.
Ecco le parole dell’artista Raimondo Ferlito, il quale sta lavorando anche su affreschi della chiesa di S. Salvatore di Acireale, che stanno riemergendo dopo 100 anni di oblio “Nella mostra “Hyle”, basata su una rivistazione moderna del classicismo umanista,ho voluto mettere in evidenza il concetto della materia che si rigenera continuando il suo ciclo vitale. L’esposizione dunque ruota attorno al tema della nascita e della natura che può sbocciare ovunque”.
La morale è che anche nel buio, nel silenzio e in ciò che sembra piatto e informe,vi può essere un abbozzo di vita dinamica. Perchè laddove vi è un alito di aria o di acqua, sorge la vita e dunque ciò che trasmette impulsi all’essere umano.
Umberto Trovato