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Trinacria, terra di… somari

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Per l’Ocse gli studenti siciliani agli ultimi posti della classifica mondiale

Pirandello e Quasimodo, per la letteratura; Ettore Majorana per matematica e fisica. Per realizzare una squadra di cervelloni, alla Sicilia basterebbe scavare nella propria storia. Sebbene costituisca un argomento di conforto, rivolgersi ai bei tempi andati non è di grande utilità di fronte all’allarme che giunge dalle indagini Ocse: gli studenti siciliani sono tra i “più somari d’Italia” e non occupano una buona posizione a livello mondiale.

A dimostrarlo è il Programma di valutazione internazionale degli studenti che, ogni tre anni, monitora il livello di preparazione dei quindicenni in 65 paesi in lettura, matematica e scienze. Dati alla mano, gli studenti siciliani condividono gli ultimi banchi della classe con quelli di Romania e Turchia nelle materie scientifiche. E, per quanto riguarda la comprensione della lettura, fanno compagnia agli allievi slovacchi. Primi della classe nel nostro paese sono gli studenti del Trento, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Solo loro possono, infatti, guardare da vicino i più preparati d’Europa: gli studenti della Svizzera e della Finlandia. Tuttavia, sebbene poco preparati, i quindicenni siciliani possono puntare almeno nella sufficienza in condotta: gli studenti che più frequentemente marinano la scuola sono i campani, mentre i più ritardatari sono gli studenti della Calabria.

Ma quali sono i paesi più secchioni? I ragazzi dagli occhi a mandorla: Cina, Singapore, Hong Kong e Taipei guidano la classifica mondiale e, in termini di punteggio, distaccano gli italiani di moltissimi punti. Tuttavia, ci sono buoni motivi per guardare il lato positivo. «Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l’indagine rivela che, rispetto al 2009, siamo uno dei paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze. Questo deve essere da stimolo, per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti», ha commentato il ministro all’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.

Per migliorare e recuperare c’è sempre tempo, quindi. E in fondo questo la storia lo insegna: basti pensare che in fondo, prima di ricevere il Nobel, Luigi Pirandello aveva solo un cinque in italiano scritto.

Antonio Percolla

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